In questo video vengono poste ai ricercatori precari alcune domande riguardanti l'utilità della ricerca.
Nessuno ha dato una risposta plausibile...
Ci viene invece (come al solito) ricordata dagli osservatori stranieri:
In developed economies that trade on brain power, it is vital that advances to our knowledge forged in the universities are transferred into use and exploited commercially. The idea of the knowledge economy requires a strong higher education sector.Da: University Challenge: Whatever happened to the University of Bologna?
Nello stesso articolo c'è il commento con la risposta di un barone italiano:
I am a 60-years-old researcher and teacher in Biochemistry at the University of Pisa. I never won a prize for scientific research, nor discovered or produced anything which would immediately yield money (neither am I interested in it).I suggest you to read “The profession” by I. Asimov (1957). GC
Giovanni Cercignani, Pisa, Italy
Insomma questo baronetto ci spiega che la sua ricerca è un pò radical chic… anzi quasi spirituale e che il denaro quindi lo distrae… poi saluta tutti con una citazione colta…
Questo modo snob di porsi è insopportabile…
E’ come dire “non mi interessa che l’università possa portare benessere e lavoro anche nel breve periodo, per me importante è lo style”.
31 Gennaio 2008 alle 7:18 pm
@colombo da priverno:
mi potresti indicare un documento dove SI SPIEGA
l’incostituzionalità dell’abolizione dei concorsi universitari?
Volendo poi essere formali anche la
stabilizzazione dovrebbe essere incostituzionale!
31 Gennaio 2008 alle 7:37 pm
Rivoluzioneitalia, non è una norma specifica della Costituzione sui concorsi universitari, ma è la norma generale sulle assunzioni nella pubblica amministrazione (l’università è una pubblica amministrazione). Si tratta dell’art. 97, comma 3, della costituzione, che dice:
“agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi previsti dalla legge”.
Inoltre, l’art. 51, comma 1 della costituzione prevede che l’accesso dei cittadini “agli uffici pubblici” debba avvenire “in condizioni di eguaglianza”.
Orbene, il metodo concorsuale è quello comunemente ritenuto più idoneo (in astratto) a garantire le condizioni di eguaglianza, che la costituzione, come vedi, ritiene essere un valore prevalente rispetto agli altri (ad es. la celerità della scelta).
E’ vero che l’art. 97, comma 3, lascia aperta la possibilità di eccezioni, ma queste devono essere adottate espressamente dalla legge.
Ecco perchè Mussi più volte affermava che - pur ritenendo che il sistema migliore non fosse, per l’università, quello dei concorsi - lui con un semplice regolamento non poteva eliminarli, ma solo cercare di disciplinarli diversamente.
Per eliminarli ci voleva una legge forte, seria e meditata (che doveva andare a derogare alla costituzione, in sostanza). Quel che ho detto io, se non erro, è che questa maggioranza se li sognava i numeri per fare con serenità una legge così.
La stabilizzazione sarebbe incostituzionale, su questa base, per chi non ha mai fatto un concorso (contrattisti). Per chi ha fatto un concorso (assegnisti), probabilmente la trasformazione del rapporto in un tempo indeterminato rimarrebbe nei limiti di costituzionalità, perchè un concorso c’è stato.
capito perchè ogni tanto insisto ad analizzare diversamente le diverse figure di precari?
In ogni caso, se la stabilizzazione fosse stata non automatica, ma attraverso un giudizio selettivo di idoneità nazionale, penso che la modalità concorsuale si sarebbe potuta rietenere rispettata lo stesso (ed in questo caso anche per i contrattisti, che sarebbero stati sottoposti a giudizio drettamente in sede d’idoneità.
Rivoluzione, Spero di esser stato utile
Cari saluti