Osservavamo la settimana scorsa che, in un mondo in cui ci si può comportare in maniera egoistica (tenendo per sé le cose buone e rifilando agli altri quelle cattive), chi si comporta in maniera equa (attribuendo le cose buone equelle cattive in pari misura a sestesso eagli altri) finisce per favorire una società iniqua nella quale proprio i più egoisti risultano premiati mentre se tutti si comportassero in maniera egoistica la società risulterebbe equa (tutti avrebbero gli stessi vantaggi e svantaggi). Questo paradosso sembrerebbe convalidare l'ideologia individualista per la quale è proprio il comportamento egoistico quello che genera una società giusta. Il trucco su cui si basa questo paradosso è che il risultato è equo solo se si presuppone un punto di partenza assolutamente paritario, cioè che ogni soggetto disponga della stessa quantità di elementi (positivi e negativi) da distribuire tra sé egli altri. Se viene meno questo presupposto, allora l'esito non è più equo, ma anzi l'egoista continua ad avvantaggiarsi sempre più. Insomma: l'individualismo genera giustizia solo in una società in cui i beni siano equamente distribuiti; ovvero: il liberismo sarebbe 'giustificabile' solo all interno di una società 'comunista'. Ma anche questo è un paradosso. Come se ne esce? Per ora accontentiamoci di osservare, scherzosamente, che qualcosa di equo l'abbiamo trovato: è la paradossalità, che è parimenti distribuita tra l'ideologia egualitarista e quella liberista.L'università italiana pecca di questo importante equilibrio...
Luigi Vero Tarca
venerdì 1 agosto 2008
L'equilibrio del paradosso
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